Ferrari

Gran Premio di Città del Messico – Ritorno a Città del Messico

Maranello, 3 novembre 2021 – Questo fine settimana va in scena il secondo dei tre appuntamenti americani del campionato. Dopo il Gran Premio degli Stati Uniti tocca a quello di Città del Messico che, come la tappa di Austin, torna in calendario dopo una stagione di assenza.


Circuito storico. La gara, fino a due anni fa nota come Gran Premio del Messico, si è sempre disputata nella capitale centramericana, sullo stesso circuito – che nel corso degli anni ha cambiato nome e layout – situato all’interno del grande polo sportivo Magdalena Mixhuca, non distante dal centro di uno degli agglomerati urbani più popolosi al mondo. Il tracciato, ora denominato Autódromo Hermanos Rodríguez, presenta un lungo rettilineo nel primo settore, un tratto centrale misto e una parte finale che, prima dei cambiamenti introdotti nel 2015, quando il GP è rientrato in calendario dopo 23 anni di assenza, si caratterizzava soprattutto per la curva conclusiva detta Peraltada – che in spagnolo significa sopraelevata – inclinata di circa dieci gradi. Il layout è stato profondamente rivisitato con le modifiche più rilevanti proprio nel settore conclusivo: la Peraltada è stata sostituita dal Foro Sol, un passaggio molto lento e dal punto di vista della guida assai meno impegnativo, che permette però al pubblico di vedere da vicino le vetture a bassa velocità. Le monoposto in questo tratto transitano in mezzo a tribune particolarmente alte di solito gremite di tifosi così rumorosi da essere chiaramente udibili anche dai piloti in abitacolo. Le curve sono 17, la lunghezza del giro è pari a 4.304 metri e ci sono tre zone DRS. Da percorrere 71 giri, per un totale di 305,354 km.

Aria rarefatta. Il fattore distintivo della tappa messicana è l’altitudine: si corre infatti alla quota record di 2.285 metri. L’aria è più rarefatta, quindi, con una densità e una concentrazione di ossigeno inferiori di circa un quarto rispetto al livello del mare. Questo ha effetti su diversi aspetti della monoposto, come il raffreddamento, tanto delle gomme che delle altre componenti interne, a cominciare dalla power unit. Inoltre l’aria rarefatta costringe il compressore a un lavoro maggiore per fornire al motore l’ossigeno per la combustione aumentando lo stress di questo elemento. A livello aerodinamico la ridotta resistenza all’avanzamento fa sì che sui 1.310 metri del rettilineo principale le monoposto raggiungano velocità superiori ai 360 km/h e questo nonostante si giri con una configurazione aerodinamica simile a quella di Monaco. Il carico generato è infatti pari al 75% di quello che si avrebbe correndo al livello del mare.

Programma. I piloti della Scuderia Ferrari Mission Winnow, Charles Leclerc e Carlos Sainz, scenderanno in pista per la prima volta venerdì alle 11.30 locali (18.30 CET) per la prima sessione di prove libere, mentre la seconda è prevista alle 15 (22 CET). La terza è in programma sabato alle 11 (18 CET), mentre le posizioni sulla griglia verranno definite a partire dalle 14 (21 CET). Il 21° Gran Premio di Formula 1 valido per il Mondiale disputato in Messico prenderà il via domenica 7 novembre alle 13 (20 CET).

Ferrari Stats

GP disputati 1025
Stagioni in F1 72
Debutto Monaco 1950 (A. Ascari 2°; R. Sommer 4°; L. Villoresi rit.)
Vittorie 238 (23,22%)
Pole position 230 (22,44%)
Giri più veloci 254 (24,78%)
Podi totali 777 (25,27%)

Ferrari Stats GP del Messico

GP disputati 19
Debutto 1963 (J. Surtees rit.; L. Bandini rit.)
Vittorie 2 (10,53%)
Pole position 3 (15,79%)
Giri più veloci 5 (26,31%)
Podi totali 11 (19,30%)

Gran Premio del Messico: numeri e curiosità

4°. Il miglior piazzamento in Messico di uno degli attuali piloti della Scuderia Ferrari Mission Winnow, nella fattispecie Charles Leclerc, che lo ha centrato nel 2019, dopo essere scattato dalla pole position. Sempre poca fortuna per Carlos Sainz all’Autódromo Hermanos Rodríguez dove non ha mai conquistato un punto. Nel 2018 lo spagnolo era ottavo prima di essere fermato da un problema elettrico. Per la Scuderia hanno corso due piloti messicani, i fratelli Rodríguez cui è dedicato l’autodromo: Ricardo, a lungo il più giovane debuttante della Formula 1 con i suoi 19 anni e 208 giorni quando prese il via del Gran Premio d’Italia 1961, e Pedro che con la Ferrari fu due volte quinto nel GP degli Stati Uniti (1965 e 1969).

13. La posizione più arretrata sulla griglia di partenza dalla quale si è vinto il Gran Premio del Messico. A riuscire nell’impresa Alain Prost nel 1990, quando con la Ferrari F1-90 fu protagonista di una gara memorabile che venne completata dal secondo posto del compagno di squadra Nigel Mansell. Per quanto riguarda le rimonte terminate sul podio, da segnalare quelle di Jackie Oliver nel 1968 e di Denis Hulme nel 1970: entrambi, rispettivamente su Lotus e McLaren, presero il via dal 14° posto e conclusero sul terzo gradino.

15. La posizione, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, occupata nel mondo dell’economia messicana basandosi sul PIL (prodotto interno lordo). La più grande fonte di reddito è il petrolio e il Messico è il sesto produttore mondiale di autovetture dopo Cina, Stati Uniti, Giappone, India e Germania, nonostante abbia solo piccoli costruttori autoctoni. Nel Paese hanno però una sede alcuni dei principali marchi europei e americani.

39. Il numero medio di sorpassi nel Gran Premio del Messico. L’edizione più movimentata fu proprio quella del 1990 vita da Alain Prost con ben 70 cambi di posizione, mentre nel 2017 se ne registrarono solo 24, il numero minimo.

186. I musei presenti a Città del Messico, che posizionano la capitale al secondo posto dietro solo a Londra. I sei più visitati sono il Museo del Templo Mayor, il Museo del Pulque, il Museo del Palacio de Bellas Artes, il Museo del Zapato e il Museo Frida Kahlo.

Questa settimana nella nostra storia

3/11. Nel 2007 si svolge ad Abu Dhabi la cerimonia di posa della prima pietra del Ferrari World, il primo parco tematico di divertimenti dedicato alla Casa di Maranello, poi aperto al pubblico il 4 novembre 2010. L’edificio nel quale hanno sede le oltre venti attrazioni è alto 45 metri e ha una circonferenza esterna di 2.200. La superficie totale è di 200.000 m2, con una superficie coperta accessibile dal pubblico di 85.000 m2 sulla quale è rappresentato un enorme scudetto con il Cavallino Rampante.

4/11. Nel 1972 Clay Regazzoni e Arturo Merzario dominano la 9 Ore di Kyalami al volante della Ferrari 312 P della Scuderia. Il dominio dei due nella maratona sudafricana è totale, basti pensare che la seconda vettura classificata, la Chevron del Team Gunston-Richter Motors affidata al britannico Gerry Birrell e al tedesco Jochen Mass, chiude a sei giri di distacco.

5/11. Nel 1905 nasce in Francia a Chapdes-Beaufort, paesino della regione del Rodano ai piedi del massiccio del Puy-de-Dome, Louis Rosier. Questo pilota resta famoso nel mondo dell’automobilismo per aver vinto l’edizione 1950 della 24 Ore di Le Mans in coppia con il figlio Jean-Louis guidando la Talbot numero 5 per 23 ore e 15 minuti. Ma Rosier è stato importante anche nella storia della Ferrari. Fu infatti, insieme agli svizzeri della Ecurie Espadon, tra i primi clienti sportivi di Enzo Ferrari che con lui ebbe sempre un rapporto schietto e sincero. Il francese, tramite l’omonima scuderia, ha corso 15 GP validi per il Mondiale di Formula 1 con monoposto Ferrari e ne ha vinti quattro tra quelli non iridati: ad Albi nel 1952 e nel 1953 al volante di una 375 F1, e poi a Cadours nel 1952 e al Grand Prix des Sables d’Olonne del 1953 su una 500 F2. Per lui anche due vittorie a ruote coperte arrivate nel 1955 su una 750 Monza nella 4 Ore di Forez e nel GP de la Bougie. Perse la vita il 29 ottobre dell’anno successivo, sul circuito di Montlhery durante la Coupe du Salon.

6/11. Nel 1931 nasce a Kidderminster, in Inghilterra, Peter John Collins. Pilota versatile – al suo attivo a ruote coperte anche il Giro di Sicilia 1956 insieme al connazionale Louis Klemantaski su una 857 S, ma anche la 1000 Km di Buenos Aires e la 12 Ore di Sebring del 1958 con Phil Hill su una 250 Testa Rossa – Collins è passato alla storia per aver ceduto, nell’ultima gara del campionato, la propria vettura all’avversario diretto per la vittoria del Mondiale. Accadde nel 1956: al GP d’Italia a Monza, quando Juan Manuel Fangio, prima guida della Scuderia, fu costretto a ritirarsi per un problema meccanico, lasciando la testa della corsa al rivale della Maserati, Stirling Moss. Collins aveva a sua volta la chance di vincere il titolo in caso di successo a Monza, ma scelse di fermarsi ai box e cedere la vettura al caposquadra, che giunse secondo conquistando così il quarto titolo iridato. Questo gesto di grande sportività venne minimizzato dall’inglese, che affermò di avere ancora molte chance di vincere un titolo iridato essendo vent’anni più giovane del campione argentino. Non ne avrebbe invece avuto il tempo: Peter conquistò il suo unico GP valido per il Mondiale in Gran Bretagna il 19 luglio 1958 a Silverstone sulla Ferrari 246 F1 ma perse la vita due settimane più tardi, nel corso del GP di Germania sulla terribile pista del Nürburgring.

7/11. La Scuderia Ferrari domina la 1000 Km di Caracas del 1957 piazzando quattro vetture ai primi quattro posti. A vincere è la 335 S di Peter Collins e Phil Hill che precedono l’auto gemella di Mike Hawthorn e Luigi Musso. Terza si piazza la 250 Testa Rossa dei tedeschi Wolfgang von Trips e Wolfgang Seidel, mentre ai piedi del podio arriva l’altra 250 TR di Maurice Trintignant e Olivier Gendebien.

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